Svelare la vulnerabilità: La mostra personale come testimonianza del coraggio nel mettersi in discussione

Avevo bisogno di uno spazio per riflettere, per vedere le mie fotografie su una parete ma non come solitamente ho in casa per editare un progetto ma che potessero essere guardate e studiate da chi la fotografia la mastica in maniera diversa.

Fotografia di Morena Valente

Non è un bel periodo quindi ho deciso di tirarmi su organizzando una mostra personale, penso di meritarmelo e di meritare delle attenzioni in questo periodo anche in modo egoistico e di confrontarmi e discutere con qualcuno, ancora meglio parlare del mondo dell’arte e del suo declino. Sfortunatamente le fotografie di Luce su Roma non sono arrivate per la mostra ed ho optato per riproporre Thinking to leave, fortunatamente già avevo sia cornici che foto ed ho perseguito questo desiderio.

Alla fine per il periodo che sto vivendo mi sembra un ottimo progetto. Proprio in quei giorni ho riflettuto su tanti aspetti, ho scritto una lista di articoli per affrontare il tema della mostra personale.

Mettersi in discussione

La riflessione sul mettersi in discussione nel contesto della fotografia è un aspetto profondo e significativo che ogni fotografo dovrebbe esplorare. Catturare immagini non è solo un atto creativo, ma anche un modo di esprimere sé stessi e il proprio sguardo sul mondo. Mettersi in discussione in questo contesto significa andare oltre la mera registrazione di immagini e cercare di comprendere appieno il significato dietro ogni scatto.

Quando un fotografo decide di “stare dall’altra parte della fotografia”, si immerge in un processo di autoanalisi e autoesame. Questo atto non solo aggiunge profondità alla creazione artistica, ma porta anche a una maggiore connessione con il pubblico. Le fotografie diventano così una sorta di finestra attraverso cui gli osservatori possono intravedere non solo la scena rappresentata, ma anche una parte dell’anima del fotografo.

Ogni fotografia diventa un frammento di esperienza personale, un pezzo tangibile di pensiero, emozione o percezione che viene offerto al mondo. Questi frammenti sono destinati a scontrarsi con i visitatori, provocando reazioni, riflessioni e, idealmente, una connessione più profonda con il lavoro dell’artista. La capacità di mettersi in discussione consente al fotografo di esplorare nuove prospettive, sfidare i propri limiti creativi e, allo stesso tempo, rendere il processo artistico più autentico e trasparente.

Ogni immagine diventa una forma di dialogo visivo tra il creatore e l’osservatore, un’opportunità di condividere storie e esperienze attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. In questo modo, il fotografo non solo presenta il mondo esterno, ma anche una parte di sé, con tutte le sue complessità, contraddizioni e fascino unico.

La finalità ultima diventa quindi quella di creare un ponte emotivo tra il creatore e il pubblico, attraverso un dialogo visivo che va al di là delle semplici immagini. In questo modo, il fotografo non solo si mette in discussione, ma offre anche al pubblico l’opportunità di esplorare, comprendere e, forse, mettere in discussione a loro volta il mondo che li circonda.

Capire i visitatori

Accogliere i visitatori non è affatto semplice, come ben sappiamo un editing per un mostra è ben diverso da un editing per un fanzine o un ipotetico libro fotografico ed è importante studiare l’editing anche secondo il posto e i possibili visitatori. Per questo curare l’editing per una mostra non è poi una passeggiata, per farvi un esempio la mostra Thinking to leave aveva un editing che toccava sia il lato introspettivo che documentario e questo ha richiesto più tempo del previsto.

Foto di Morena Valente

Infatti il visitatore poteva percepire sia una narrazione che un documento, e non è stato affatto facile parlare di questa dualità del progetto in se. Bisogna considerare il fatto che il visitatore può rimettere in ordine a piacimento l’editing, e per questo l’editing fotografico non si esaurisce nella selezione di immagini, ma abbraccia anche l’interazione con chi le osserva. I visitatori offrono uno specchio critico, un’opportunità di riconsiderare scelte e prospettive. Nel dialogo tra artista e spettatore, l’editing diventa un processo dinamico, plasmato dalle reazioni e dalle interpretazioni che si scontrano con ogni singola immagine esposta.

La diversità di interpretazioni è la linfa vitale dell’arte. Esplorare come le reazioni dei visitatori varino in base al modo in cui le immagini sono presentate apre finestre su mondi diversi. L’artista può trovare ispirazione nelle divergenze, affrontando il confronto con apertura e curiosità. Lo scontro diventa così un terreno fertile per la crescita creativa.

Un aspetto che dobbiamo considerare è che ogni fotografia può essere un portale verso il passato, un richiamo di memorie che appartengono non solo all’artista ma anche al pubblico.

Attraverso un dialogo visivo accurato, l’artista può costruire connessioni emotive che entrano nelle memorie personali dei visitatori, trasformando l’esposizione in un viaggio condiviso nel tempo. Per esempio una signora aveva dato un interpretazione all’intera mostra dopo aver guardato una fotografia, ricordando le passeggiate che faceva con le amiche o per farvi un secondo esempio un ragazzo vedendo un automobile ha ripercorso un momento con suo nonno.

Toccare questo tasto è stato sorprendente ed emozionante, e saper bussare ed entrare piano piano e con gradualità nell’esperienza della mostra è cruciale. Guidare poi i visitatori attraverso un percorso di scoperta richiede delicatezza e attenzione.

L’arte di entrare piano piano coinvolge il pubblico in modo graduale, costruendo un rapporto che si sviluppa passo dopo passo.

Conclusioni

La mostra per il fotografo è una parte cruciale, non è semplice e personalmente ha messo in discussione tanti aspetti della mia fotografia. Presentare un intero lavoro invece di una serie fotografica è molto più complicato ma non toglie nulla alla mostra collettiva, è semplicemente un saper dosare un emozione e sta a noi metterci qualcosa in più.

Buona Luce

Emanuele