La Caduta di un Maestro

Nel vasto panorama della fotografia, ci sono figure che emergono come veri e propri maestri, guidando e ispirando generazioni di appassionati. Tuttavia, cosa succede quando uno di questi maestri cade dal piedistallo che gli abbiamo dato come fotografi?

È una domanda che ci siamo posti tutti almeno una volta. La caduta di un maestro nel nostro immaginario è come un terremoto che scuote le fondamenta della nostra percezione.

Voglio raccontarvi questa storia perché ancora oggi faccio fatica ad elaborarla, sono ingenuo e tanto e questa storia ha accentuato tante mie debolezze ma non solo.

Prima

I giorni antecedenti allo street photography festival di Pisa del 2023 ho incontrato per l’ultima volta Ivo Saglietti (fine 2023), un giorno bellissimo e ho avuto con lui delle conversazioni interessanti sulla fotografia ma anche del suo ultimo lavoro pubblicato Ritiro a Deir Mar Musa. Nei giorni seguenti invece ho avuto l’opportunità di partecipare a delle letture portfolio molto interessanti, che mi hanno anche aiutato oltre ad aver incontrato Richard Bram e tanti altri grandi fotografi.

Vi scrivo questo perché realmente i giorni prima mi sono stati di grande aiuto, e sono stati importanti. Perché non stavo passando un bel periodo.

Così mi trovavo a Pisa per partecipare a un workshop condotto da un rinomato fotografo, proclamato erede di un grande maestro americano. Potete immaginare la mia contentezza, sembravo un ragazzino.

Il giorno del workshop

Ero impaziente all’idea di incontrare un fotografo così acclamato, ma presto la mia eccitazione si è trasformata in delusione. Durante il workshop, anziché ammirare le fotografie e imparare dalle sue esperienze, ho assistito a una serie di giudizi sprezzanti e arroganti. Il concetto dell'”attimo decisivo”, tanto caro al grande maestro di cui si dichiarava erede, sembrava ormai svanito. Il fotografo elogiava solo chi poteva permettersi mezzi fotografici costosi, bollandoci come “falliti” per l’uso di attrezzature più accessibili.

Non dico che non ho imparato niente, ma mancava un pò di umanità il contatto da parte del fotografo con i partecipanti era 0 tanto che non ha voluto neanche pranza insieme ai partecipanti. Quindi anche l’unione che doveva creare l’insegnate in questo caso tra gli alunni veniva a mancare.

Durante il workshop pensavo anche se avevo sbagliato io a partecipare, e che magari non avevo niente a che fare con questo fotografo.

Ho combattuto con queste delusioni per settimane, chiedendomi se fossi caduto in una trappola o se fosse tutto parte di un inganno.

Dopo un anno quasi

A quasi un anno Incontrare casualmente questo fotografo per strada, mentre conduceva un altro workshop, è stato un momento di tristezza. Mi sono avvicinato con l’intenzione di salutarlo, ma è passato accanto a me senza neanche guardarmi in faccia. Non cercavo nulla se non un semplice saluto, ma sono stato ignorato.

Questa esperienza mi ha fatto riflettere su un importante confine: quello tra essere un bravo essere umano e un bravo fotografo. Essere rinomati nel campo della fotografia non dovrebbe significare sfruttare la propria fama per screditare gli altri o per guadagnare senza dare valore in cambio. Il mondo della fotografia non è amaro di per sé; sono i fotografi che lo rendono tale con le loro azioni.

Conclusione

Resta il fatto che mi sono sentito un vasetto di fagioli ormai vuoto e la forchetta non faceva altro che grattare le pareti del barattolo.

La caduta di un maestro non dovrebbe farci perdere fiducia nella fotografia stessa. Dobbiamo piuttosto imparare dalle esperienze negative e impegnarci a essere etici, capaci di ispirare gli altri senza cadere nella trappola dell’arroganza e del disprezzo.

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Buona Luce

Emanuele

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