Ritiro a Deir Mar Musa, l’utopia di Padre Dall’Oglio | Ivo Saglietti

Avevo sentito parlare da Ivo Saglietti di Padre Dall’Oglio, nel 2022 ma anche nel libro “Rivoluzioni dialogo tra chi scrive e chi fotografa” così non potevo farmi mancare questa straordinaria opera.

Una mattina finisco di leggere “Rivoluzioni” che avevo comprato a maggio e vedo anche un bel video di presentazione di Ryuichi Watanabe, e come facevo a non acquistarlo?

Struttura

Questo libro è composto da 104 pagine, 16.4 x 23.2 cm il che risulta tascabile, ideale per un viaggio o da tenere in borsa ed è un grande pro.

La copertina è semi rigida, un cartone buono al tatto e con la pagina interna che si apre e che può funzionare anche da segnalibro, troviamo il titolo e una fotografia. All’inizio troviamo delle pagine con del testo fino a pagina 15 e al centro le fotografie e il finale è solo testo, quello che ho gradito è il font stile macchina da scrivere con caratteri leggibilissimi.

Contenuto

Penso che sia qualcosa che ignoriamo, qualcosa che vada all’aldilà della motivazione ed è la conoscenza e il rivedere la nostra vita, e il mondo in modo diverso, magari attraverso una scatola.

È il caso di Ivo Saglietti, in tutti i suoi libri mi ha sempre insegnato qualcosa o come suonerebbe meglio ha aggiunto un mattoncino ancora una volta alla mia persona. Da quell’incontro di novembre 2022, non faccio altro che parlarne continuamente, pensate che può essere parlare con lui come un amico oppure come collaboratore o editore come nel caso di Grazia Dall’Oro l’editore di questo libro. Ho avuto anche l’onore di parlare con lei e quelle poche parole in chat su IG mi anno fatto capire che non sono l’unico che ha visto in Ivo Saglietti qualcosa che è difficile anche solo descrivere.

Questo libro in qualche modo non mi fa sentire solo. Come ho già scritto è composto da due parti la prima è la lettera di Padre Dall’Oglio, scrive della comunità che è nata nel 91 e del libro che dovevano scrivere insieme.

Parla del monastero e della comunità e della sua vita e del legame profondo che sente con lui, anche se la formazione e le esperienze sono diverse.

Spiega cosa prova nelle fotografie che ha scattato Saglietti, del suo bianco e nero e di una fotografia in particolare che tutti apprezzano al monastero di Mar Musa, non spiego altro perché la lettera è commovente e l’ho letta 6 volte.

Poi iniziano le pagine in oro con le fotografie di Saglietti della vita al monastero di Mar Musa, questo oro mi fa capire quanto siano importanti per lui queste fotografie.

Le prime foto sono del Monastero, la sua bellezza con i paesaggi incantati, la foto della tenda dell’accoglienza a pagina 29 aiuta l’intero editing segue anche in qualche modo la lettera di Padre Dall’Oglio.

Subito dopo notiamo che il tempo ha un ruolo importante, scorre in maniera diversa come scorre la vita di tutta la comunità di Mar Musa.

I lavori, i riti, e il rapporto che si crea con Saglietti e Padre Dall’Oglio e la comunità sono evidenti e sono sinceri come lo sono queste fotografie. Anche gli animali hanno un ruolo, e fanno parte della comunità.

In alcune occasioni mi sembra di capire che Saglietti si trovi a casa, mi sono commosso perché come aveva detto nella lettera Padre Dall’Oglio non c’è nessuna fotografia che ritragga Saglietti. Ma lui è dietro la scatoletta nera.

A pagina 87, ritroviamo la tenda dell’accoglienza questa volta vuota, mi fa capire che da li Saglietti aveva capito che qualcosa stava cambiando.

Subito dopo finisce l’intera narrativa con un tramonto, e subito dopo dietro quelle pagine una scansione dell’ultima lettera che è stata inviata a Ivo da Paolo dove parla del libro.

Da qui la risposta di Saglietti con una lettera che parla della loro amicizia, e dei momenti che hanno passato insieme.

Conclusione

Questo libro non è affatto facile, c’è un lavoro stupendo ed è un racconto di un incontro, di un amicizia e Saglietti dimostra quanto gli manca quel periodo della sua vita con Paolo che sapeva ascoltarlo.

Anche se le fotografie rispecchiano perfettamente un lavoro da fotoreporter, qui c’è molto di più a mio parere uno sguardo intimo al significato della vita. Penso ci sia una combinazione di eventi che in qualche modo la fotografia di Saglietti ha decifrato come una sorta di macchina che ha predetto il futuro.

L’intero libro rappresenta un’opera profonda e toccante che mette in evidenza il significato più profondo dell’esperienza condivisa tra il reverendo Paolo Dall’Oglio e Ivo Saglietti. È un racconto avvincente di come due uomini, provenienti da mondi culturali e storie personali diverse, abbiano trovato una connessione così forte e significativa in un luogo remoto e spirituale come il monastero di Mar Musa in Siria.

Questo libro ci ricorda che la vera bellezza dell’umanità risiede nella capacità di superare le barriere superficiali e trovare un terreno comune basato sull’amicizia, la comprensione reciproca e il rispetto. È una testimonianza della possibilità di costruire ponti tra le differenze culturali e di promuovere la pace, la collaborazione e la coesistenza pacifica.

Inoltre, il libro ci incoraggia a riflettere sulla profonda importanza di preservare luoghi sacri e culturali come il monastero di Mar Musa, luoghi che possono fungere da faro spirituale e punto di incontro per le persone di tutto il mondo.

La storia di Padre Paolo Dall’Oglio e Ivo Saglietti ci insegna che questi luoghi possono avere un impatto duraturo sulle vite delle persone e contribuire a costruire un mondo più comprensivo e unito.

Buona luce

Emanuele