Tutti oggi arriviamo primi dal nulla

Uno dei temi centrali che è stato oggetto di discussione tra artisti è il rifiuto e la banalizzazione dell’arte che sempre più spesso vediamo sui social network.

Il proprietario del locale che ha ospitato la mostra del 4 gennaio dedicata a Thinking to leave è un poeta e musicista oltre ad avere una grande passione per il cinema e la letteratura Francese, ed ha intrapreso con noi un discorso sul fatto che: tutti oggi arriviamo primi dal nulla per pura ignoranza e mancanza di consapevolezza. Al discorso si sono uniti nello stesso salotto due scrittrici, un attore e i fotografi presenti all’inaugurazione.

E anche nei giorni successivi non si è parlato di altro, confermando che questo è l’amaro che in tanti deglutiscono prima di andare a dormire. Proprio ieri ho riaffrontato il tema sul nuovo social Thread, con tanti altri punti di vista interessanti cercherò in questo articolo a mettere a nudo la mia opinione.

Il rifiuto dei maestri

Oggi i fotografi sembrano rifiutare i maestri, evitando lo studio e mostrando un completo disprezzo nei loro confronti. In alcune situazioni, addirittura cambiano espressione solo al sentirli citare. Personalmente, mi accorgo che questo accade anche quando parlo di fotografia, e finisco sempre per esprimermi in modo critico. C’è chi ammette di trarre ispirazione da altre discipline, ma allo stesso tempo disprezza i maestri, sostenendo che studiarli sia inutile con l’argomento che “la fotografia è cambiata”.

In realtà, c’è un fondo di verità in questa affermazione, ma il problema è che il linguaggio fotografico sembra essere peggiorato e, in molti casi, è addirittura inesistente. Ritengo che manchino le basi necessarie per poter apprezzare appieno i grandi maestri della luce e per scattare fotografie che possono essere considerate “buone”.

Il confronto con questi fotografi progressisti è ridicolo, e in certi momenti percepisco un senso di invidia da parte loro, semplicemente perché i maestri sono arrivati prima e non per le fotografie che hanno scattato. Tuttavia, ciò che spesso dimenticano è che questi pionieri hanno gettato le basi per il linguaggio e la narrazione visiva. Il rifiuto attuale sembra essere solo un modo per sentirsi speciali e, in qualche modo, i primi ad aver scoperto qualcosa di nuovo. In molte occasioni, durante questi confronti, devo far notare che si è scoperta l’acqua calda.

Le silhouette che invadono i social e la continua ricerca di una strada facile dell’omologazione per convincerci di aver scattato una buona fotografia ci conducono verso la banalizzazione della fotografia.

Sono sempre più convinto, in modo metaforico, che manchino gli occhiali adatti per la visione e la comprensione. Stanno perdendo l’occasione di emozionarsi di fronte a una complessità che ha delle fondamenta importanti riguardanti il fotografo che ha scattato la fotografia e il perché. Un miglioramento graduale e un avvicinamento graduale possono davvero fare la differenza nell’apprendere a guardare. Per questo motivo, penso che il miglior accessorio per la nostra fotocamera e per noi stessi sia il libro fotografico.

La mancanza di un confronto

La mancanza di un confronto è un tema che è stato affrontato a diversi livelli ma c’è da dire che tra poeti e attori il confronto anche faccia a faccia c’è, anche se sta scomparendo. I fotografi invece non lo cercano per niente, sono i primi a voltare le spalle al confronto limitando così la loro crescita.

I social sono dei precursori, che non permettono anche delle collaborazioni tra discipline artistiche. Come raccontava una scrittrice, per una serie di poesie stava cercando delle fotografie e navigando in rete aveva trovato un fotografo che poteva dare un grande contributo a una pubblicazione ma non c’è stato alcun confronto e nessuna discussione ma solo un “NO” secco e un successivo blocco da parte del fotografo su instagram.

I salotti che potrebbero contribuire a un miglioramento, quindi un faccia a faccia tra artisti non esistono più ma solo tra poche categorie. Per questo secondo me bisogna trovare degli artisti con cui condividere delle idee ed aprire delle discussioni importanti che possono generare una crescita reciproca.

Conclusione

Pare che questo sia un problema del tutto italiano, c’è chi smentisce e chi invece lo conferma io a riguardo non ho dati sufficienti ma solo la mia opinione. Come andrà a finire? Soltanto il tempo può dircelo.

Buona Luce

Emanuele