Perché crediamo alle immagini fotografiche | David Levi Strauss

Mia sorella Cry mi ha regalato un piccolo libro scritto da David Levi Strauss, dal titolo “perché crediamo alle immagini fotografiche”.

Ho una bella torre a casa sul comodino, di libri da leggere e durante il mio ultimo viaggio ne ho approfittato ed ho portato con me questo libro. Oggi voglio parlarvi di questo manoscritto che merita sicuramente un articolo.

Struttura

Questo libro è tascabile, potrei metterlo nella giacca oppure nella borsa della mia macchina fotografica. La copertina è in cartone color blu scuro e un semicerchio rosso che dovrebbe formare un cerchio con la copertina posteriore. 87 pagine con un carattere leggibile, formato A6 anche se sembra più piccolo e l’intero manoscritto anche se parla di fotografia non contiene fotografie o grafiche.

Pubblicato dalla Johan & Levi e distribuito dalla Feltrinelli.

Chi è David Levi Strauss?

David Levi Strauss classe 1949 è conosciuto come uno scrittore, educatore ed ha contribuito in modo significativo alla narrativa visuale.

Oltre alla scrittura, Strauss ha insegnato presso varie istituzioni, tra cui la School of Visual Arts di New York City. È stato anche coinvolto in progetti curatoriali.

Contenuto

A primo impatto sembra un libro di storia poi invece ti accorgi che parla dell’immagine partendo da testi sacri, fino ad arrivare a parlare delle teorie per cui la Sindone potrebbe essere la prima fotografia della storia.

Il primo capitolo è una sorta di riscaldamento poi nel secondo capitolo affronta il perché crediamo alle immagini secondo Benjamine, Bergher e Barthes. E fin qui l’intero libro sembra una tesi compilativa, poi sembra proprio che rispetti questo ruolo perché parla delle analogie.

Mi aspettavo che parlava di John Szarkowski, ma non viene neanche citato e subito dopo comincia a parlare di Flusser e qui devo dire che questo manoscritto merita di essere letto solo per questo capitolo abbastanza completo per chi non conosce Flusser.

Un altro capitolo che ho apprezzato è “senza avvenire” specialmente dove parla delle AI.

Conclusione

Questo manoscritto è ben fatto l’unica cosa che non mi è piaciuta è l’assenza di foto e il fatto che non ha parlato del libro “l’occhio del fotografo” di Szarkowski ma per il resto vale senz’altro la pena e il costo è accessibilissimo a tutti.

Buona luce
Emanuele