Stephen Shore : Steel town

Oggi voglio parlarvi di Steel town, uno dei libri che ha pubblicato Stephen Shore nel 2019 con la MACK casa editrice che è già comparsa numerose volte nel blog.

È da tanto che volevo parlare di questo lavoro di Shore ma mi sono preso del tempo ben due anni per studiare tutte le fotografie e la narrativa di questo capolavoro, devo dirvi che leggendo Modern Instances ho capito tante cose di questo grande maestro della luce.

Ma veniamo al dunque, e rimanete sintonizzati su questo articolo.

Struttura

Formato A4 anche se sembra più grande questo libro è composto da 128 pagine comprese le didascalie finali. La copertina è rigida e ha una texture tipo jeans color azzurro molto carino sia al tatto che alla vista.

Nella copertina Il nome dell’autore si trova in alto e in basso a sinistra invece il titolo “Steel Town” e una fotografia che troviamo verso la fine di questo capolavoro.

Le fotografie sono piccole ma di buona qualità sia per via della carta e devo riconoscere che MACK ha un plus importante e che si distingue, e troviamo foto singole per pagina o due foto per pagina, in alcune occasioni la narrativa viene introdotta da una sola fotografia per poi ritrovarci due foto a destra o sinistra ma è del tutto variabile.

Inoltre l’impaginazione è una classica a tela a piccoli blocchi di pagine come il resto dei manufatti MACK.

Contenuto

Torniamo a parlare di viaggio e anche in questo progetto e nel lontano 1977, Shore si mise in viaggio attraverso gli Stati Uniti, attraversando una serie di stati affascinanti: dalla vibrante New York all’anima malinconica della Pennsylvania e fino all’Ohio orientale. Ma questo non è stato un viaggio qualsiasi, è stata un’odissea attraverso il cuore stesso della trasformazione industriale in declino, un territorio che in seguito è stato ribattezzato con il suggestivo nome di Rust Belt.

Immaginatevi un mondo dove le fabbriche abbandonate sono diventate opere d’arte involontarie, dove bar una volta vivaci ora sono spogli e silenziosi, dove le strade principali portano il peso del passato industriale e le case riflettono con attenzione una bellezza fugace.

Ma non lasciatevi ingannare dalla superficie delle cose. Mentre l’obiettivo di Stephen Shore si posava su queste scene, catturava qualcosa di più profondo: l’inarrestabile contrasto tra speranza e disperazione, come due anime inquiete che si agitano dietro le facciate dei negozi, tra le pareti delle case e negli sguardi tesi di chi si lascia intrappolare dall’obbiettivo del fotografo.

Inizialmente, questo progetto audace era stato concepito come un reportage fotografico monumentale per la prestigiosa rivista Fortune, un tributo moderno al grande Walker Evans.

Ma nel corso degli anni, l’indagine eclettica di Shore ha assunto una nuova dimensione: è diventata una dichiarazione politica silenziosa, un commento sottile ma potente sulla condizione umana in tempi di cambiamento tumultuoso.

E ora, attraverso l’obiettivo indiscutibilmente geniale di uno dei più grandi maestri della fotografia mondiale, “Steel Town” ci offre un affascinante sguardo su un’epoca e un luogo la cui importanza e urgenza risuonano ancora nella nostra contemporaneità.

Shore Non si fa scappare nulla dalle vite incerte del loro destino con tanto di manifestazioni, alla quotidianità che scorre dentro le case degli operai.

Quello che aiuta la narrativa è come interagisce con i soggetti che incontra nei bar frequentati dagli operai, e fuori dal lavoro fotografandoli nella loro realtà.

Affronta anche la sua quotidianità nei bar dove consuma un pasto caldo con un prima e dopo, aiutato dall’editing e dall’impaginazione di questo capolavoro.

Verso la fine del manufatto troviamo la fotografia della copertina, io mi sono innamorato di questa fotografia e penso che è stata volutamente messa in copertina per la composizione e il contenuto e i colori mi ricordano tanto i film ambientati in quel periodo.

Image from Steel Town (MACK, 2021) © Stephen Shore

Sul Web ho trovato poi notizie di una catastrofe avvenuta in zona, stiamo parlando della fotografia che chiude l’intera narrativa.

Conclusione

Steel town è no dei miei progetti preferiti di Stephen Shore, in quelle due settimane che ha passato scattando ho apprezzato il modo in cui si è approcciato mantenendo comunque la sua unicità anche se il lavoro gli era stato commissionato.

Buona Luce

Emanuele