Il fotografo Newyorkese Garry Winogrand ha ispirato, sorpreso ed emozionato con la sua fotografia non solo me ma intere generazioni di fotografi, probabilmente per l’investigazione costante che si evince nei suoi scatti e per la loro complessità.
Per Winogrand la fotografia era proprio questo: vita e investigazione.
La sua fotografia a prima occhiata sembra banale ma nasconde una sensibilità difficile da comprendere.
Scattare molto
Garry Winogrand viene definito il primo fotografo digitale. La sua eredità consta di 2.500 rullini non sviluppati, 6.500 sviluppati senza provini a contatto, oltre a numerosi rullini e diapositive e foto a colori conservati al Center for Creative Photography.
La produzione di nessun fotografo contemporaneo con una macchina fotografica digitale è lontanamente equiparabile alla sua.
Come si può vedere la sua macchina fotografica porta i segni della sua prolificità. Pare scattasse da 6 a 12 rullini al giorno come si può intuire dallo stato di usura della banda metallica della sua Leica M4.
Stavamo facendo un workshop che ci era stato presentato nella nostra accademia con Garry e dopo un pò non riusciva a stare fermo in aula e parlava a monosillabe e la cosa ci faceva un pò innervosire. Ad un certo punto Winogrand ci invita ad uscire, sistema la macchina fotografica e corre e attraversa la strada e in poco tempo aveva già scattato un intero rullino.
Da uno studente di Garry Winogrand
Le convenzioni le lasciamo a casa
Anche se era ispirato dal lavoro di Robert Frank, Walker Evans e Henri Cartier Bresson , Winogrand non seguiva le regole della fotografia dei suoi tempi.
A volte criticato per i suoi orizzonti storti si schermì in un’intervista affermando che l’orizzonte è una convenzione. Questo rende chiaro quanto per Winogrand le regole convenzionali e preconfezionate fossero superflue e che ciò che per questo grande fotografo era davvero essenziale era lo scatto.
In tutte le fotografie c’è qualcuno che danza
Matt Stuart in un documentario su Winogrand
Essere sempre uno studente
Winogrand si comportava come uno studente accettando i suoi limiti ma cercava sempre un modo per superarli.
In un’intervista risponde alla domanda di un partecipante il motivo per cui secondo lui era necessario accettare i propri limiti riferendosi a una foto di Robert Frank e raccontando di aver tentato di riprodurla. Si tratta della foto che Frank aveva scattato alla statua di Saint Francis e che Winogrand aveva cercato di riprodurre scattando da ogni angolazione possibile, tornando persino nello stesso posto più volte. Winogrand racconta che nonostante i molti tentativi non è riuscito a ottenere uno scatto all’altezza di quello di Robert Frank.
Winogrand racconta questo esercizio per far capire che tipo d’investigazione c’è dietro una fotografia ma riportando un limite che cerca comunque di superare.
Ossessione per le scene
Winogrand non si limitava a correre e a volte fermare il traffico per attraversare, né di usare focali come il 28mm e il 35mm; era solito tirare (push) la pellicola Kodak Tri-X100 per avere più velocità nello scatto. Tutto allo scopo di non perdere nemmeno una scena.
L’aneddoto più significativo in questo senso è quello di Tod Papageorge che durante una delle loro uscite fotografiche è stato spintonato da Winogrand nell’intento di accaparrarsi una scena. Il povero Papageorge è riuscito per miracolo a mantenere l’equilibrio.
Oltre il danno, la beffa: anche Papageorge è riuscito a fotografare la scena, ma ormai il momento decisivo era passato e i due giovani stavano ridendo fra loro. Forse chiunque altro si sarebbe arrabbiato, ma Papageorge conosceva bene Winogrand e non vide malizia nel suo gesto; solo la voracità di portarsi quella scena a casa prima che si perdesse per sempre nell’oblio.
Condividere è la chiave di una sana fotografia
Garry Winogrand ha ispirato tanti fotografi venuti dopo di lui, ma è stato un fedele compagno di altrettanti suoi contemporanei: Joel Meyerowitz, il già citato Tod Papageorge, Lee Friedlander e tanti altri.
Credo che questo sia un lato della fotografia importante: ispirare e inspirarsi, anche se la fotografia è un arte molto personale.
Personalmente alternare dei momenti di totale solitudine ad uscite con altri fotografi mi hanno aiutato tanto e condividere insieme delle esperienze è essenziale.
Il fotografo al centro
Quello che mi ha sempre affascinato è come Winogrand fosse solito mettere qualcosa di sé nelle sue fotografie. Ci sono diversi esempi nelle sue foto di questa tendenza che abbiamo già discusso in relazione ad altri fotografi come Lee Friedlander e Vivian Maier.
Relazioni e correlazioni
Trovo affascinante il lavoro di Winogrand “The Animals“, in cui la relazione tra gli animali e l’uomo è così evidente e suggestiva.
Per esempio in questa foto percepisco tristezza e forte drammaticità che spingono a chiedermi chi dei due soggetti sia davvero in gabbia, quale sia il loro stato d’animo e in che modo sono in relazione fra loro. Una chiave importante nel lavoro di Winogrand è proprio questa: il mettere in relazione l’ambiente e i soggetti, che personalmente trovo incredibile.
Il non volersi nascondere mentre scatta è una caratteristica dell’approccio che è molto difficile da spiegare oltre che affascinante.
Conclusione
Garry Winogrand non può che essere un grande maestro e in questo articolo volevo soffermandomi su alcuni aspetti che personalmente mi hanno catturato.
Ringrazio inoltre Joel Meyerowitz che mi ha concesso di usare per questo articolo alcune sue fotografie di Garry Winogrand.
Buona Luce
Emanuele