William Eggleston il fotografo che ha rotto il ghiaccio

William Eggleston nasce in una famiglia facoltosa nel Tennessee nel 1939 nel sud degli Stati Uniti, il padre era morto in guerra e il nonno all’età di 11 anni gli trasmette la passione per la fotografia. Eggleston ccosì comincia a sperimentare con una macchina fotografica brownie ma aveva tante difficoltà come il mosso, oltre al fatto che la pellicola appena sviluppata non rispettava la fotografia che scattava e questo gli dava tanto fastidio tanto che in alcuni momenti William credeva che la fotografia non faceva per lui.

Dopo la morte del nonno William scopre di essere ricco tanto che in alcune interviste dichiara di non aver mai lavorato.

Come sempre voglio parlarvi dei motivi per cui questo fotografo ha segnato la mia fotografia, e vi parlerò dei motivi per cui Eggleston è un fotografo che ha rotto il ghiaccio.

Segui il tuo istinto

Come ho detto nell’introduzione, Eggleston non aveva bisogno di lavorare è un fotografo che ha una vita agiata e non ha mai lavorato. Questo è un punto da non sottovalutare lui ha potuto dedicarsi alla sua fotografia in modo ininterrotto senza mai fermarsi e senza scattare per un possibile cliente, questo gli ha permesso di seguire il suo istinto.

Gli ha permesso inoltre di fregarsene delle opinioni altrui e in un intervista in modo molto freddo esclama “non ho mai sentito una domanda così stupida” la sua freddezza che si nota anche in innumerevoli documentari lo hanno aiutato nei momenti di difficoltà come per esempio le critiche alle sue fotografie a colori.

Per lui il suo istinto è tutto e non va mai contradetto.

William quando scatta prende in mano la sua macchina fotografica e la porta all’occhio come fosse un arma da fuoco, lui stesso nei suoi lavori ha dato un impronta a questo mood. La sua personalità eccentrica gli ha permesso non soltanto la libertà ma lo ha portato ad essere anche influente nel mondo della fotografia ed essere anche intervistato da giornali come Vogue o Vanity Fair.

Dal lavoro The Democratic Forest

Questa peculiarità è molto forte in Eggleston e a mio parere sembra una caratteristica in comune con tanti fotografi di successo.

Secondo me alla fine ci insegna a scattare foto come se nessuno mai le vedrà.

Sperimenta e studia

William comincia ad andare in università passando da facoltà diverse e università finché un amico lo invita a fotografare con lui e li la passione di Eggleston si riaccende tanto da comprare una canon a telemetro fino ad acquistare una Leica.

Così William Eggleston da autodidatta comincia a studiare la tecnica fotografica e i grandi maestri come Walker Evans, le sue influenze si vedono dalle prime fotografie che scattò in bianco e nero con un elemento ricorrente le automobili.

Todd Buchanan (amico dell’università) un giorno gli fa vedere un libro di H.C.B. rimase sbalordito, tanto da definirlo il suo fotografo preferito.

Le regole sono delle catene

Come ho già detto in un articolo le regole devono essere motrici e non ancoranti, Eggleston studiando Henry Cartier Bresson comincia a seguire delle regole come non croppare le fotografie oppure non scattare più di una foto a un soggetto o scena però Eggleston in alcuni momenti sembra abbattere alcune regole.

Se vediamo attentamente le fotografie monocromatiche di William si notano molto le somiglianze compositive di Robert Frank, cosa importante è che c’è una connessione importante tra Eggleston e Diane Arbus, Garry Winogrand e Lee Fridlander e cioè anche lui ha partecipato alle mostre del Moma organizzate da John Szarkowski.

Il mondo della fotografia era sconvolto che il Moma aveva scelto un fotografo che scattava a colori, ci furono tante critiche, tanto che H.C.B. scrisse a Eggleston dicendo di non scattare a colori perché le sue fotografie risultavano banali e Ansel Adams invece scrisse alla direzione del Moma lamentandosi dell’affronto di John Szarkowski consigliando di chiudere la mostra il prima possibile.

Williams in qualche modo rompe il ghiaccio in due modi con l’uso del colore e il concetto di “bella fotografia” concentrandosi su soggetti che risultano banali e alle numerose critiche risponde:

la fotografia è artistica non grazie al soggetto ma grazie a chi vede il mondo in modo diverso. W.E.

La ricerca del banale

William è alla ricerca del banale, lo fa fotografando un accetta o anche della spazzatura ma lo fa con un intenzione che spiazza chi vede le sue fotografie. Eggleston a riguardo mi ha colpito per la sua ricerca che supera il quotidiano tanto da riconsiderare anche posti dove inusualmente non farei mai una fotografia, ed è grazie a lui che le mie fotografie del fanzine contact(less) sono state pubblicate.

A riguardo vi racconto un aneddoto personale, come avete visto ho pubblicato Thinking to leave e un giorno mentre giravo per strada decido di entrare in un supermercato per prendere una bottiglia di acqua, esco e riprendo dalla borsa la mia macchina fotografica e all’uscità c’era un gruppo di signori che parlava con un ambulante che diceva “cosa trova d’interessante da fotografare qui, io non lo capisco”.

Quello che per noi è banale non lo è per gli altri.

Sperimenta in qualsiasi arte

Se c’è una caratteristica che sto notando in tutti i più grandi artisti è che c’è una mutazione si cercano altri arti.

Per esempio H.C.B. era anche un pittore ed è stato un regista cinematografico e invece Eggleston produce un piccolo filmato che viene riconosciuto come un capolavoro del cinema, suona il pianoforte e l’organo oltre ad avere dei periodi solitari dove in alcune occasioni parla di filosofia di vita.

Conclusione

William Eggleston potrebbe essere la rock star della fotografia, è un personaggio e un fotografo incredibile e non si finisce mai di parlare di un fotografo come lui tanto che due registi decidono di dedicargli un documentario e su youtube si trovano tanti video anche amatoriali di discorsi in macchina oltre alle innumerevoli uscite che il nipote registra.

Buona Luce

Emanuele