Il mio diario visivo non è per tutti, aggiornamento 18 agosto 2024

Negli ultimi mesi, il mio percorso creativo ha subito una serie di cambiamenti e riflessioni che mi hanno portato a riconsiderare diverse scelte. Lavorando al mio diario visivo, mi sono accorto di quanto fosse imponente il compito di revisionare e ristrutturare i contenuti. L’entusiasmo iniziale si è presto scontrato con la realtà di dover gestire un carico di lavoro immenso, e così ho preso la decisione di mettere in pausa i miei progetti pubblici. Ho temporaneamente rimosso i contenuti dal sito, per potermi concentrare meglio su questa revisione, e ho dedicato giorni e orari specifici al progetto. Tuttavia, il cambiamento non è passato inosservato: alcuni conoscenti mi hanno subito chiesto spiegazioni, cosa che mi ha spinto a parlarne nella newsletter. Ma, come spesso accade, i piani non sono andati come previsto, e così mi sono visto costretto a rimettere i progetti online, ma questa volta con una password per limitarne l’accesso.

I workshop

Parallelamente, ho deciso di sospendere i workshop e le attività di formazione. A luglio, ho condotto gli ultimi incontri e ho sentito il bisogno di fermarmi per un po’. Ironia della sorte, l’associazione che mi ospitava mi ha informato, quasi con nonchalance, che ad ottobre chiuderà tutte le sue iniziative, inclusa la libreria che è stata un punto di riferimento per tanti anni. Questa notizia mi ha colto di sorpresa e mi ha lasciato con un senso di vuoto e incertezza. Nel frattempo, avevamo lanciato un contest che prevedeva anche una mostra fotografica. Sembrava un’opportunità entusiasmante, ma le cose non sono andate come sperato: nonostante le numerose richieste di informazioni e il gran numero di messaggi, nessuno si è effettivamente iscritto. Alla fine, la libreria ha deciso di cancellare sia il contest che la mostra, considerando anche la mole di lavoro che era sopraggiunta e la prossima chiusura.

Questi eventi mi hanno fatto riflettere. Sono semplici coincidenze, o c’è qualcosa di più profondo in gioco? In quei giorni sentivo che qualcosa stava cambiando, in modo sottile ma inesorabile.

Non solo

Durante una conversazione su Skype, un fotografo mi ha fatto notare che forse sto dando troppo di me stesso, insinuando che il mio impegno non viene apprezzato quanto dovrebbe. Quasi contemporaneamente, sono arrivate critiche per i reel che pubblico su Instagram, e addirittura ho scoperto di aver infastidito qualcuno senza volerlo. Dopo aver lanciato un nuovo progetto, ho parlato con Paolo di queste difficoltà, e la sua frustrazione mi ha colpito: mi ha detto chiaramente che anche lui ne ha abbastanza.

A quel punto, ho sentito la necessità di riprendere in mano il mio profilo Instagram, riportandolo a uno stile più personale, senza preoccuparmi delle opinioni dei “gurù” del settore. Nonostante le difficoltà, sono stato invitato a partecipare a un photowalk organizzato da un noto collettivo, e ho accettato.

Durante il photowalk, ho avuto modo di osservare la varietà di persone che popolano questo mondo. Alcuni scherzando mi hanno detto che “dico tante cazzate”, e in quel contesto mi sono reso conto di quanto siano diverse le motivazioni che spingono le persone a fare fotografia. C’è chi cerca solo riconoscimento, chi propone idee talmente stravaganti da sembrare irrealizzabili, e chi si considera un grande fotografo solo per il fatto di possedere attrezzature costose, senza avere una reale conoscenza tecnica. Le critiche si sprecano, ma poche sono davvero costruttive. Ho visto macchine fotografiche che costano più del mio monolocale, maneggiate da persone che ignorano le basi della fotografia, e ho ascoltato discorsi che non portano a nulla.

Tornando a casa, distrutto e confuso, mi sono posto alcune domande fondamentali:

  • vale la pena essere considerato un “cazzaro” per il semplice fatto che porto avanti con passione i miei progetti fotografici?
  • Vale la pena essere associato a chi si autodefinisce “gurù” senza avere una reale sostanza?
  • Vale la pena essere costantemente giudicato, a volte con superficialità?
  • Vale la pena dedicare del tempo a chi non lo merita?
  • Vale la pena insegnare le mie esperienze a chi mi da del morto di fame?
  • Ma veramente faccio parte di questa comunità?

Intanto a fine Luglio

Nei giorni successivi ricevo una chiamata per fare una mostra, decido di invitare degli amici e Greg e Paolo mi danno disponibilità e organizziamo una mostra collettiva.

I cambiamenti

Ho deciso di sospendere i workshop, magari farne uno ogni anno ma non di più uno e non sto portando avanti Instagram perché non voglio scontrarmi con questo mondo di fuffa gurù e inoltre il mio diari visivo rimane bloccato con una password che potete richiedermi tramite e-mail o whatsapp.

Inoltre sto pensando di portare i miei lavori solo sul cartaceo, per produrre fanzine e leporelli.

Buona Luce

Emanuele