La mostra fotografica collettiva, è una grande mostra

Da organizzatore mi è capitato di parlare con fotografi che disprezzano le mostre collettive.

Personalmente mi sono fatto un’idea abbastanza critica di chi presume che l’unica mostra realmente di valore sia quella individuale. Un’idea così rigidamente individualista di come dovrebbe essere strutturata un’esposizione è quasi sempre figlia del mondo social, che ci ha insegnato a basare tutto sull’apparire e ha distrutto la nostra capacità di guardare oltre, di vedere la fotografia, di costruirci aspettative realistiche sugli obiettivi che vogliamo raggiungere e che non ci vengono certo serviti su un piatto d’argento.

Lungi da me sminuire le mostre ospitate dalle gallerie d’arte, rappresentano sicuramente la vetta insieme alle pubblicazioni. Non possiamo però aspettarci che un gallerista venga a bussarci a casa, dobbiamo perseguire i nostri obiettivi in maniera proattiva e piegare gli ostacoli che la vita ci mette d’avanti senza pretendere niente se non da noi stessi.

Secondo me le mostre collettive sono un buon modo per dare valore al nostro lavoro, vediamo insieme perché.

Street Photography-Art & Wild a Villa de Sanctis

L’allestimento

Oltre al lavoro che c’è per allestire una mostra c’è anche una componente di crescita.

I commenti ricevuti dal resto dei fotografi una volta finito l’allestimento aiutano la nostra autostima e la performance all’inaugurazione. Pareri esterni e una critica davvero costruttiva ci aiutano a capire come migliorare la nostra fotografia.

La visione della fotografia cambia e si modifica accompagnando pensieri e aspetti che noi non abbiamo considerato.

La stampa dona alla fotografia una fisicità che ignoriamo, una sensazione straordinaria che lascia spazio alle emozioni.

Mostra “Da nord a sud” Dicembre 2021 foto di Greg Taig che ritrae me e Rob durante l’allestimento

L’inaugurazione

Una mostra collettiva apporta un maggior numero di persone. Vi basti pensare che ciascun fotografo potrebbe portare amici e parenti, il suo seguito social; senza considerare i curiosi. I commenti dei visitatori e le domande ci portano a dare spiegazioni e dare una visione della nostra fotografia. Ricordo bene la prima mostra: i commenti e le osservazioni più importanti mi sono state rivolte dai visitatori, questo perché i fotografi utilizzano schemi diversi.

Piccola riflessione: non saremo mica noi #fotografi a non capire la #fotografia?

Una domanda che mi porto dietro da diverso tempo, molto triste se ci pensate. Il fotografo non ha più un effetto sorpresa e non ha una buona elasticità di giudizio. I commenti più indelicati guarda caso li ho ricevuti da fotografi che non accettano la visione altrui.

Ricordatevi che chi non bilancia la propria critica e non ha un discorso variabile non può apportare niente di utile. Una critica sterile è volta solo a farvi sentire frustrati dal giudizio.

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi.

Charlie Chaplin

Un consiglio: ll discorso di apertura e un autocritica del proprio lavoro porta il visitatore verso il vostro lavoro, scoprendo che visione c’è dietro. Una frase di un grande autore o letterario oppure una citazione aiuterà il vostro discorso che è importantissimo sia per voi come fotografi sia per i fruitori della mostra.

Perché una mostra collettiva

Una forma di comunicazione diversa rispetto a qualsiasi altro tipo di mostra. L’inclusività all’interno di un gruppo e mondi diversi che collidono portano il fotografo a un livello superiore. Un livello fatto di rispetto reciproco e partecipazione. L’atmosfera che si viene a creare è molto diversa dalle comuni mostre personali, che sono talvolta vuote e prive di un percorso.

Non voglio sminuire le mostre personali ma sono difficili da interpretare e il più delle volte soffrono di un verismo che esce fuori dal concettuale. Il visitatore si ritrova 20 o 30 foto che non apportano emozioni, per questo le mostre personali hanno bisogno di un lavoro costante, anche impersonale da parte del fotografo.

Conclusione

Se siete in dubbio sul partecipare a una mostra collettiva seguite il mio consiglio e buttatevi, aprite l’archivio e lavorate a una serie fotografica.

Buona luce