Ivo Saglietti lo sguardo inquieto

Ivo Saglietti è un fotografo che ho sempre ammirato, anche se si discosta tanto dalla mia fotografia il suo lavoro mi ha sempre colpito per la completezza dei suoi progetti. Ed è per questo che il 12 novembre 2022 ho partecipato a un corso che New Old Camera è riuscito ad organizzare con Saglietti vicino ai navigli di Milano.

Ivo Saglietti aveva presentato il corso come un incontro con la pretesa di non poter insegnare niente a nessuno. Nato in Francia inizia ad interessarsi di fotografia a Torino dopo che un suo conoscente gli svela che “fa cinema” così inizia a cercare un lavoro e gli capita di lavorare come cineoperatore, ma decide di andare a Parigi che è stata sempre la città d’arte prediletta da tutti come da Gianni Berengo Gardin o dove è cresciuto HCB. A Parigi inizia così la sua carriera fotografando le contestazioni del 1977 e da qui comincia a viaggiare in America Latina, Africa, Balcani e Medio Oriente lavorando per New York Times, Time, Der Siegel.

Infine viene a contatto con diverse agenzie e comincia a vincere dal 92 diversi World Press Photo.

Foto vincitrice del World Press Photo 2010

La fotografia è cultura

Gli ultimi lavori di Saglietti portano un timbro cinematografico e letterario, ed è grazie al libro “Minamata” di W. Eugene Smith che comincia il suo cammino: amareggiato dal contenuto del libro decide di partire, voleva capire di più sul mondo che lo circondava. Saglietti ama il cinema conosce film, registi e nei suoi lavori si vede questa impronta, persino nei video delle presentazioni. La sua cultura arriva alla letteratura, lui stesso ripete più volte che Il suo padre spirituale è Albert Camus citando il libro “Il Primo Uomo”. Non mancano i libri di fotografia, in un’intervista ho sentito che dopo il caffè Ivo Saglietti prende un libro dalla libreria, come già Robert Frank e HCB.

Saglietti che prepara la presentazione

Quando all’incontro ha citato Robert Frank mi ha detto che un pò tutte le sue fotografie sono una citazione, è stato qui che ho capito che la cultura per lui era una componente essenziale.

La pellicola

In alcune fotografie ha usato il 40mm, ma usa spesso il 35mm e porta in borsa un 50mm con due Leica. La sua pellicola preferita è la Kodak TX ma il mercato sfavorevole lo ha portato ad usare una Rollei 400.

Ha sempre fotografato in Bianco e Nero, per via del riconoscimento che dà ai grandi fotografi che gli hanno fatto conoscere la vera fotografia.

Ma è rimasto fedele alla pellicola per la sua profondità che possiamo vedere in tutte le fotografie, al corso ha portato delle stampe argentiche bellissime.

Non avere paura

Tutte le domande dei corsisti riguardavano paura e morte e Saglietti ha risposto a tutti con lo stesso sorriso di chi ne ha viste tante e sa che c’è un pericolo in ogni angolo ma ormai ha lasciato dietro di sé buona parte delle sue preoccupazioni in merito. Quello che sembra addolorarlo davvero sono le foto che non doveva scattare, in particolare ha raccontato di una di esse, e di quanto l’etica sia più importante di ogni altra cosa in fotografia.

Al corso ho visto un uomo umile, penso che con il suo sguardo sappia chi ha davanti. Sembrava una persona capitata lì per caso nei momenti di pausa sigaretta, e mi sono pentito di non aver posto delle domande a Saglietti ma lui ha dato il meglio di sé, raccontando dei viaggi e delle situazioni che gli sono capitate. Molte domande che riguardavano la strumentazione lo mettevano a disagio fino a quando ha raccomandato di pensare a comprare più libri e acculturarsi invece di sapere quanti megapixel ci sono nell’ultimo modello delle macchine fotografiche.

Il fotografo deve essere contro tutto e tutti, non deve accettare niente. Non esiste una politica giusta sono tutte sbagliate.

Conclusione

Lo sguardo di Ivo Saglietti è unico in poche ore ho imparato tanto e non solo una lezione di fotografia ma di umanità. Lungi da me idealizzarlo, così come tutti gli altri, ma alcune impressioni riportate qui le porterò con me riposte con cura nella mia personale cassetta degli attrezzi, altre cose le terrò per me perché sono difficili da raccontare. Spero di incontrare ancora Saglietti e avere l’occasione di fargli più domande.

12 novembre 2022 io e ivo saglietti

Buona Luce

Emanuele