Lee Friedlander il narratore sempre presente

Lee Friedlander è uno dei fotografi più ricorrenti nella mia libreria, penso perché ancora sono presenti sul mercato ed è un fotografo che va studiato, per la sua complessità ed è per questo che non tutti amano la sua fotografia anche perché è come studiare un altra lingua, con un vocabolario dedicato soltanto alla sua fotografia.

Friedlander nasce nel 1934 è ancora vivo e ancora fotografa nonostante i suoi problemi deambulatori sfrutta l’automobile per muoversi.

Ha ricevuto una laurea honorem all’università di Yale e anche lui fu inviatato da John Szarkowski il direttore del Moma a partecipare alla mostra New Documents con Garry Winogrand e Diane Arbus.

In questo articolo voglio invitarvi a studiare Lee Friedlander perché aiuta ad accorciare le distanze tra voi e la fotografia, ed è quindi di grande importanza.

Metti la tua passioni nelle tue fotografie

Friedlander ha sempre introdotto nelle sue fotografie il jazz perché era la sua seconda passione, nei suoi lavori c’è una caccia al musicista e lo si vede anche dalle forme che cerca nella sua fotografia urbana. Nella Mostra New Documents oltre al paesaggio urbano erano presenti fotografie di musicisti Jazz.

The Jazz People of New Orleans di Lee Friedlander

Ma come mai fotografa? un giorno si ritrova in una camera oscura perché doveva ritirare dei ritratti del padre e li rimane sbalordito da come le foto prendevano vita su carta e così inizio a studiare fotografia. Un giorno si ritrova come assistente di Stan Spiegel un ritrattista di zona e DJ, Lee all’età di 16 anni prende i consigli di Spiegel e inizia i suoi primi progetti fotografici.

Un Giorno Stan Spiegel gli inoltra un lavoro e comincia un amicizia tra i due finché un giorno si ritrovano insieme, e alla radio danno una canzone di Louis Armstrong e Stan comincia a parlare di Jazz, da li Lee unisce due grandi passioni la fotografia e il jazz.

Fridlander racconta che per lui ascoltare jazz è come sognare ad occhi aperti, da qui secondo me è nata una sorta di unione molto forte tra la streetphotography e il jazz e non è raro trovare fotografi che ascoltino jazz oppure trovare piccole mostre con un sottofondo o un concerto jazz, Io lo trovo fantastico e voi?

Si recava a casa dei musicisti oppure scattava nei concerti per farli sentire a proprio agio, come se anche lui temeva in qualche modo la sua presenza.

un altro aspetto della sua fotografi che mi ha fatto riflettere molto è come la sua fotografia professionale si discosti come nel caso delle cover di famosi dischi jazz alla sua fotografia di strada.

Cerca le tue emozioni

Quante volte vi è capitato di voler trasmettere le vostre emozioni nelle fotografie, come la nostalgia oppure l’insicurezza o la solitudine io penso che la maggior parte dei fotografi oggi vogliono trasmettere per lo più la bellezza che li circonda perché oltre a un messaggio positivo è facile arrivare ad interessi comuni.

Lee ha sempre cercato le sue emozioni e lo si vede da tutte le fotografie persino i suoi autoritratti, e mi ha fatto capire quanto sia importante l’introduzione di un elemento umano in una fotografia.

La foto del televisore ci da idea di una autore complesso, io stesso ho avuto tanta difficoltà a decifrare cosa voleva dire Friedlander, con queste fotografie, e cercare delle emozioni equivale anche a trovare un tema, cosa non facile.

Wolker Evance vedendo le foto di Friedlander dice: ” lo schermo di questi televisori in modo tale che la gente si converta in una sorta di sostituto delle persone, persone che non sono li”

Secondo me una chiave fondamentale per leggere queste fotografie è attenersi a cosa dice Wolker Evance, in qualche modo noi ci convertiamo nello schermo televisivo.

Introduci te stesso nelle tue fotografie

Friedlander è famoso per i suoi autoritratti che oggi chiamiamo selfie, e anche per l’introduzione della sua ombra nelle sue fotografie.

Riesce a stabilire una connessione con chi vede le sue fotografie come a dire “si io sono qui, e allora?” , in questo modo l’interpretazione della fotografia cambia come se in una storia ci sia un narratore. Oppure chi è l’uomo che si trova a passare di li? come mai quest’uomo si avvicina a questa donna? sorgono tantissime domande.

Quello che mi ha sempre colpito dei grandi fotografi è imporre la loro presenza e Friedlander lo fa anche all’interno delle sue fotografie.

Conclusione

Potrei riassumere la sua fotografia proprio così “presenza”, Lee è alla costante ricerca di se stesso e questo è una dei motivi per cui partecipa alla mostra New Documents.

E’ un fotografo suvversivo, tende a stravolgere tutto, l’editing dei suoi libri è particolare a volte usa il formato 6×6 insieme al 35mm e lo fa con dittici particolari concentrandosi su geometrie e accanto fotografie con un contenuto con tante ambiguità, vi consiglio vivamente di comprare un libro e sfogliarlo più volte.

A volte solo i fatti della questione lo rendono interessante.” “Quando fai una foto non hai idea che sarà quello che è. Forse hai un indizio ma non lo sai davvero. L.F.

E voi cosa pensate di questo fotografo?

Buona Luce

Emanuele