La potenza della fotografia

Da adolescente scattavo in occasioni familiari, ma in quegli anni uscirono le prime videocamere a cassetta.

Così la mia ricerca terminò e per convenienza scelsi di rinunciare alla fotografia perché in quegli anni non potevo permettermi un rullino, tantomeno lo sviluppo.

Non perdevo però occasione nelle gite scolastiche di farmi comprare da mio padre una usa e getta, a volte più d’una. Pensavo che la fotografia poteva portare lo spettatore a farsi tante domande, ma dato il mio amore per il cinema cercavo di costruire io stesso le scene. In alcuni vecchi video che conservo ancora aveva fatto uno studio sul contenuto e la trama.

Il linguaggio

La mia intuizione giovanile sulla potenza della fotografia di suggerire all’osservatore spunti interessanti di riflessione, comunque, si è rivelata azzeccata più tardi nella mia vita. Quando ho ripreso in mano la macchina fotografica ho trovato conferma che senza dubbio questo strumento fa quello che gli riesce bene: immortalare il momento. Ovviamente sta a noi scegliere cosa escludere o includere nello scatto. Dipende da noi e da quello che vogliamo comunicare.

La fotografia riesce a leggerci e dà anche fastidio — ne parlerò prossimamente — ma se realmente abbiamo qualcosa da dire a volte neanche alziamo la macchina fotografica; almeno per me funziona così.

Due foto per comprendere la potenza della fotografia

Facciamo qualche esempio e nello specifico vi mostrerò due foto di due fotografi che ammiro.

Se analizziamo questa foto di Joel Meyerowitz possiamo immaginare che il fotografo abbia assistito a una scena che ha dell’assurdo. Quindi è evidente in questo caso la potenza comunicativa dello scatto, che a prima vista colpisce per la stravaganza e in seconda battuta per la capacità che ha avuto il fotografo nell’immortalare il momento.

Quante domande ti stai facendo su questa foto?

Guardando la scena ci sono degli elementi che colpiscono senza dubbio, per esempio l’uomo con il martello e parte della vita frenetica che si vede sulla destra.

Tre domande che mi sorgono:

  • L’uomo con il martello ha picchiato il giovane per terra?
  • Il ragazzo è stato investito dalla bicicletta o dall’autobus?
  • E perché nessuno lo aiuta?

Quante domande hanno in qualche modo espresso il potere di questa fotografia, che è stata quindi capace di raccontarci più storie. Come vedete, inoltre, la composizione quando il contenuto è forte non ha poi così tanta importanza.

Garry Winogrand era in grado di creare delle relazioni tra cose, persone, ambiente. Uno dei suoi lavori più importanti “The Animals “ mette in relazione l’uomo e gli animali in un contesto molto particolare: quello dello zoo.

In questa fotografia di strada notiamo tre giovani donne che vestono alla moda e passeggiano nella Los Angeles del 1969. Le signore sulla destra non parlano fra loro, mentre il ragazzino seduto affianco a loro guarda il ragazzo sulla sedia a rotelle. L’uso sapiente della luce mette in relazione questi tre mondi paralleli.

Conclusioni

Possiamo intraprendere diversi cammini secondo le nostre abilità, tutto sta nella progettualità che abbiamo e nella capacità di attingere dalle nostre esperienze personali.

Buona Luce